BELLA
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Piera Bellaviti Shorr
racconta la sua storia:

IL CORAGGIO DI UNA SUORA

Sor.Bellaviti nel suo ufficio in Vaticano

       Sorella Bellaviti nel suo ufficio in Vaticano

Sono nata in Italia e cresciuta in una fattoria. Tutti i miei familiari erano dei buoni cattolici. Quando raggiunsi i diciassette anni decisi di prendere i voti di suora, perchè desideravo servire Dio e l'umanità. Nella chiesa Cattolica si crede che non si possa servire Iddio, pienamente,  se tu hai una propria famiglia o qualcuno da accudire. Mio padre morì nel 1940 ed i miei fratelli più anziani andarono alla guerra. Così rimasi a casa con mia madre per aiutarla nella fattoria. Quando la guerra terminò i miei fratelli tornarono a casa e così io presi la via del convento.

    Fui preparata per essere un insegnante. Quando presi il mio diploma, mi fu chiesto di andare a lavorare nell'ufficio del Vaticano. Ho lavorato dodici anni in Vaticano con tre Papi: Papa Pio XII, Papa Giovanni XXIII e Papa Paolo VI. Incontrai tantissime persone da ogni parte del mondo come arrivavano a Roma per visitare il Vaticano, fra le quali molti vescovi cattolici, ed alcuni anche dagli Stati Uniti. Un vescovo particolare della Nord Carolina mi disse che gli sarebbe piaciuto avere qualche suora italiana   per fare il lavoro missionario per la chiesa Cattolica nel suo paese. Così ho pensato:"Ho bisogno di un cambiamento: andrò in missione!"e ne chiesi il permesso.

    Poco dopo, io ed altre mie due sorelle dello stesso convento andanno nel Nord Carolina, dove rimanemmo per cinque anni. Lavorammo nei ghetti che a quel tempo creavano problemi per certi diritti civili. Dopo quel periodo il nostro superiore ci chiese di tornare indietro in Italia, ma nel frattempo avevo preso ad usare i costumi americani, imparato un pò l'inglese, insomma ad amare l'America. Ero dispiaciuta perchè mi sarebbe piaciuto restare là. Comunque quando presi i voti di suora, tra questi c'erano i voti di povertà, obbidienza e castità, così dovetti ubbidire e tornare a Milano come insegnante.

    Una sera a Milano stavo andando ad una classe di inglese con un bus. Per caso sedetti vicino a due giovani uomini. Erano presentabili e sembravano ben educati, per questo motivo mi misi vicino a loro, mi davano sicurezza. Cominciai a leggere la mia grammatica inglese. Dopo un pò uno di loro mi chiese il perchè stessi studiando l'inglese. Lui parlava un buon italiano, ma comunque il suo italiano era come il mio ingelse (non perfetto). Gli chiesi di dove fosse. "Sono di Boise, Idaho, Stati Uniti." Avevo un grande amore per l'est americano, ma non sapevo niente riguardo l'ovest. Cominciammo a parlare dell'America. Pensavo che fossero studenti, così chiesi che cosa studiassero all'università. Loro mi risposero:"No, siamo missionari." "Per quale chiesa lavorate?"Fu la mia seconda domanda. "Siamo Mormoni!"risposero.

    Non sapevo niente al riguardo dei Mormoni. Ricordavo che una volta quando ero nel Nord Carolina, una delle nostre sorelle che era con noi, si era trasferita da Phoenix, Arizona. Ora noi eravamo sempre a lavorare nei pomeriggi, andando porta a porta per avere un censimento dei catttolici ed anche per sapere quanti non cattolici sarebbero stati interessati di saperne qualcosa di più riguardo la nostra chiesa. Scoprimmo che quasi tutte le persone là erano Battisti. Questa sorella venuta dall'Arizona aveva fatto lo stesso lavoro a Phoenix. Lei diceva che aveva parlato con un sacco di persone che erano Testimoni di Geova, ma che non erano troppo bravi. Anche aveva incontrato molti Mormoni e lei esclamò:"Loro sono brave persone!"Dato che non sapevo niente di loro, consultai il dizionario. Il dizionario diceva che i Mormoni praticavano la Poligamia. Pensai: "Miseria, lei ha detto che sono brave persone e praticano la poligamia? Lasciamo perdere."

    Così per un pò tutto fu dimenticato. Ma quando incontrai questi due giovani sul bus e loro sembravano così ben educati e bravi, mi meravigliai di come potesse essere. Nella mia mente stavo pensando:"Brave persone che praticano la poligamia?"Così chiesi loro:"In che cosa credete?""Crediamo nel Libro di Mormon"fu la risposta. Non avevo mai sentito parlare di questo libro. "Lo vendono in qualche negozio?"Chiesi. "No, non lo vendono nei negozi- risposero -ma noi lo abbiamo." Ero vicina al posto dove dovevo scendere per prendere la mia classe, cosi dissi:"Se ne avete uno, portatemelo. Vi do il mio indirizzo, e se avete tempo portatemi il Libro di Mormon, mi piacerebbe leggerlo."

Sor.
Bellaviticon Anz.Blaser (1974)

Sor.Bellaviti con Anz. Blaser (1974)

    Circa due settimane dopo, dopo le vacanze, gli anziani portarono il Libro di Mormon al convento. Una delle sorelle con cui vivevo, rispose alla porta, ma lei non li avrebbe fatti entrare ed anche non poteva comprenderli. Così venne da me e mi disse:"Ci sono alcune persone che parlano francese e che hanno un libro per te."Presi il libro e dissi loro:"Leggerò questo libro e se vi trovo qualcosa di sbagliato secondo le mie idee religiose, vi chiamerò e vedrò come me lo spiegherete."Loro furono d'accordo. Così quando ebbi finito la mia scuola ed ebbi del tempo libero, cominciai a leggere il Libro di Mormon.

    La prima cosa a cui guardai era riguardo a cosa loro pensassero di Cristo, perchè io presi i voti di suora per dedicare la mia vita a Cristo. Decisi che se questo libro avesse qualcosa contro Cristo non avrei più buttato via altro tempo, ma lo avrei sicuramente buttato. Andai all'indice e trovai tutti i titoli riguardanti Cristo e divenni così emozionata riguardo questo libro, perchè era tutto diretto verso il Messia. Infatti, era un'altra testimonianza di Cristo. Ne lessi una buona parte e ne fui letteralmente entusiasta.

    Andai a trovare il mio sacerdote, e gli dissi di aver incontrato questi due giovani e che erano veramnte bravi e così via, e che loro mi avevano dato questo libro e gli dissi:"Non so perchè non lo usiamo nella chiesa Cattolica, è un tal buon libro!" Lui disse: "Bene, deve essere un libro protestante" "Oh no, è come la Bibbia.- replicai - Pensi forse che la Bibbia sia protestante?" chiesi. "O allora, loro hanno copiato la Bibbia" rispose. Così io ripresi: "Tu non sai niente riguardo questo libro, perchè non lo hai letto. Così perchè dici quello? perchè non lo leggi anche tu?" "No!- fu la risposta - Non sprecherò il mio tempo leggendo quel libro."

    "Veramente - dissi- è la storia di quei popoli in America, e credo che sia un libro vero. So che contiene la verità" Lui non pensava così, così io dissi: "Bene andrò a casa e lo leggerò di nuovo per vedere se è veramente protestante." Ma più che leggevo il libro e più sentivo che era vero. Ero veramente entusiasta nell'approfondire la conoscenza del Libro di Mormon. Io non chiamai i missionari perchè sapevo già che il libro era vero, ma volevo vedere se potevo trovare qualcun' altro che credesse nel libro così avrei potuto usarlo. Comunque, i missionari trovarono qualche scusa per tornare a trovarmi. Dissi loro: "Il libro mi piace, ma non mi battezzerò nella vostra chiesa, solo perchè il libro mi piace. Credo nel libro ma non so niente riguardo la vostra chiesa, ed io sono soddisfatta di essere cattolica. Credo che sto facendo bene come suora, cercando di aiutare le persone. Mi piacerebbe comunque conoscere di più riguardo la vostra chiesa, perchè noi nella chiesa cattolica abbiamo dei problemi ed ognuno viene con nuove idee. Così, mi piacerebbe avere qualche nuova idea dalla vostra chiesa, così portatemi qualche altro materiale della vostra chiesa."

    La volta dopo mi portarono Un'opera meravigliosa ed un prodigio di Le Grand Richards. Lo lessi e ne fui entusiasta. Parlando con alcuni sacerdoti cattolici espressi la mia nuova convinzione: "Questi Mormoni hanno capito la Bibbia molto meglio di noi." A quel tempo stavo frequentando una scuola serale per lo studio biblico, che non era insegnata da un sacerdote bensì da un laico. Una sera lui stava parlando riguardo la traduzione della Bibbia menzionò un Joseph Schmidt. Io non compresi di chi in realtà stesse parlando e così chiesi: "E' il Joseph Smith dei Mormoni?" Lui rispose che non conosceva questo tal Smith dei Mormoni. In qualche modo cominciammo a parlare dei Mormoni e nessuno sapeva niente di loro.

    Un'altra volta uno dei nostri sacerdoti fece un discorso nella chiesa, nel quale diceva che dobbiamo cercare di comprendere le altre confesioni religiose. Lo aspettai al termine della riunione e gli chiesi:"Che cosa pensi dei Mormoni? Dobbiamo comprenderli? Tu li conosci?" Lui rispose: "Oh, non so niente riguardo loro, chi sono?" Io gli risposi: "Sono qui a Milano e stanno facendo opera missionaria e tu dici che non sai niente al loro riguardo? Vengono dall'America" Lui rispose: "Allora devono essere un'altra di quelle sette americane, ce ne sono così tante in America." Così sembrava che nessuno sapesse niente di loro e decisi che avrei investigato da sola.

    I missionari volevano tornare per aiutarmi con i bambini della classe. (Non sapevano che scusa trovare per visitarmi). Pensai: "Bene, forse, ma non sono sicura se loro possono venire." Poi successe che caddi ammalata, ebbi reumatismi alle mie corde vocali per alcune settimane. Andai dal dottore e lui mi disse che dovevo stare in silenzio per guarire, ma solo per pochi giorni. Avrei doivuto prendere qualche medicina per la gola e secondo lui sarei migliorata nel giro di pochi giorni. "Io devo insegnare a scuola" "Non puoi farlo" mi rispose. Andai dalla Madre Superiora e le dissi che il dottore mi aveva prescritto il silenzio come cura migliore per la mia malattia, ma io avevo una soluzione per i bambini."Ci sono alcuni amici dall'America, e loro amerebbero venire per aiutarmi." Lei non sapeva chi fossero, ma dette il suo benestare. Così dissi ai missionari: "Adesso potete venire ed insegnare ai bambini" Vennero la mattina di buon'ora e cominciarono ad insegnare ai ragazzi alcuni inni come Sono un figlio di Dio e poi tutti gli altri inni della primaria. Chiesi loro di insegnare ai ragazzi qualche frase di inglese e di tenerli occupati. Dissi loro che potevano insegnarli ciò che volevano. Così loro continuarono con gli inni e poi condivisero con i bambini delle storielle divertenti ed un pò di inglese. Poi uscirono nel cortile e giocarono con loro, le altre classi li videro e vollero scendere anche loro a giocare insieme. Tutti ebbero una buona mattinata, tutti furono felici e quando suonò la campanella tutti chiesero loro di tornare.

    Andai a cena con le suore e tutte espressero lo stesso sentimento: "Sono stati meravigliosi quei tuoi amici." E nacquero anche tante curiose e bizzarre domande del tipo: "A quale convento appartengono? Sono studenti? Che cosa fanno qui?" Io risposi: "Oh no, sono missionari, Loro sono Mormoni" . Tutte si zittirono e dopo un po tutte andarono a guardare nel dizionario e nell'enciclopedia ed anche a chiamare i sacerdoti. Non passò molto che la Madre Superiora mi venne a cercare e mi disse: "Non voglio più queste persone qui." "Bene, forse tu non vuoi loro qui per i ragazzi e questo va bene, ma io devo finire di prendere le mie lezioni di inglese quindi ritorneranno per me." Lei non fu felice delle mie parole ma non disse più niente al riguardo.

    Dissi ai missionari: "Non tornerete per la scuola, ma una volta ogni tanto, quando passerete di qua, mi piacerebbe praticare il mio inglese e vedrò se ho delle domande riguardo la vostra chiesa. Comunque, non pensate che mi battezzerò. Non è possibile che succeda che mi unirò ad un'altra chiesa, ma mi piacerebbe saperne di più, ecco, tutto lì."

    Così, ogni tanto, mi portarono qualche rivista della chiesa o qualcosa d'altro. Un volta espressi un'opinione: "Oh, mi piace ogni cosa della vostra chiesa, ma non so riguardo i membri, se loro sono veramente come sono nelle riviste." Loro avevano sei sorelle missionarie a Milano, a quel tempo. Così loro mandarono le sorelle a due alla volta. Delle volte vennero con un membro, così ebbi l'opportunità di conoscere anche i membri.Pensavo che mi piaceva ogni cosa riguardo la chiesa e dato che non mi sarei battezzata con loro, decisi che avrei potuto fare lavoro missionario per loro, così dissi ai missionari: "Se trovo qualche persona alla quale posso parlare, che sta cercando per una chiesa, li manderò nella vostra." E dopo parlando con un sacerdote gli dissi: "Farò lavoro missionario per i Mormoni perchè sono veramente brave persone." Lui mi rispose: "Non puoi fare quello nel convento. Scordatelo!" "O.k. non voglio fare niente di sbagliato.- risposi - Comunque queste persone non verrebbero comunque nella nostra chiesa, perchè non possono andare dai Mormoni?"

    Una sera i missionari vennero di nuovo. Erano circa tre mesi da quando li avevo visti. Vennero a trovarmi con il libro No More Strangers (Non più Stranieri). Conteneva una collezione di storie di persone che da altre confessioni religiose si erano convertite ai Mormoni. I Missionari mi dissero che loro pensavano che vi fossero un paio di capitoli che mi avrebbero interessato. Sicuro, c'era la storia della sorella Eileen Davies, che era una ex suora dall'Inghilterra che aveva anche servito nel Vaticano per sei dei suoi trentun'anni come suora. E vi era la storia del fratello John Staley che era stato un monaco per ben venticinque anni. Entrambi si erano convertiti alla fede Mormone. "Come avevano fatto? Avrei forse potuto farlo anch'io!" Pensai. Sinceramente non so se lo avrei mai fatto. Stavo solo pensando così. Se per caso mi fossi unita a questa nuova chiesa avrei dovuto rinunciare a tutto. Non sapevo se il Signore realmente avesse voluto questo da me perchè avevo " Tutto" nel mio convento. Avevo il mio lavoro, non avevo danaro, perche' avevo il voto di povertà, ma loro avrebbero avuto cura di me in ogni cosa, anche quando fossi stata ammalata. La mia sicurezza era là, e stavo facendo un buon lavoro. Stavo servendo il Signore. Ma questo libro era vero e questa era la vera chiesa. Pensai che dovevo pregare e chiedere al Signore che cosa realmente volesse da me così Gli chiesi:"Tu vuoi veramente che vada attraverso tutto questo e mi unisca alla Chiesa Mormone?"

    Così comincia a pregare e digiunare e dopo aver pregato e digiunato per tre giorni, sentii fortemente dentro di me che questa era la vera chiesa e che avessi voluto essere felice dovevo seguire la Verità. Prima non la conoscevo, ma adesso si con tutto il mio cuore. "Come? Come posso farlo? - pensai - "So che questa chiesa è vera, ma come posso dirlo alla mia famiglia? Come posso dirlo a tutti i miei amici? Loro sono così tutti bravi, come posso dirglielo?" Così cominciai a pregare e digiunare ancora e chiesi al Signore di dirmi da che parte rifarmi a questo riguardo. La mia famiglia non mi avrebbe mai permesso di farlo se solo glielo avessi detto. Stavo ancora pregando e digiunando quando un giorno mi sono trovata a scrivere una lettera alla Madre Generale. Nella lettera le dissi che avevo incontrato i Mormoni, che avevo letto il Libro di Mormon, studiato la loro chiesa e pregato e che il Signore mi aveva detto di unirmi a quella chiesa. Poi aggiunsi: "Devo divenire un membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Non faccia nessun piano per me per questa estate perchè alla fine della scuola lascerò il convento."

    Quando la Madre Generale ricevette la lettera, prese il primo treno per Milano per vedere che cosa non andasse con me. Comincio' col dirmi che ero malata e che avevo bisogno di uno psichiatra. Ed io le risposi:"Non credo di aver bisogno di uno psichiatra. Credo di dovermi unire alla mia nuova chiesa. Me lo lasci fare." Ogni giorno lei aveva sempre un nuovo approccio. Mi diceva che quella era l'opera di Satana e che ero posseduta dal diavolo e così via. Ogni volta che avevo un colloquio con lei, dovevo anche lottare con me stessa. Avrei dovuto rinunciare a tutto, ed era veramente difficile pensare di essere capaci di farlo, ma alla fine le dissi: "NO! Devo farlo!" Allora mi disse: "Sai, se te ne vai non avrai niente, la tua famiglia è a conoscenza di ciò che stai facendo?" "No, la mia famiglia non sa niente." "Vedi? Dove andrai? Non hai denaro. Non hai un lavoro. Non hai niente. Nessun posto dove andare." "Oh lo so! Lo so che devo passare attraverso tutto questo se mi unisco a questa chiesa, ma so anche che è Dio che me lo chiede e che Lui è Mio Padre e che mi ama e Lui sa che sto facendo questo perchè me lo ha chiesto Lui, quindi sono sicura che avrà cura di me!" Lei fu sorpresa e mi disse: "Questa è veramente una fede da bambina." " Non mi interessa ciò che credi, questo è ciò in cui IO credo!" le risposi.

    Poi scrissi al Papa e gli dissi ciò che stavo per fare. Gli chiesi di rilasciarmi dai miei voti perchè mi sarebbe piaciuto andarmene in pace con tutti. Anche gli scrissi di mandare la sua risposta alla Madre Generale, in maniera che avendo la risposta dal Papa in persona avrebbe capito che non c'era niente da fare. Lui mandò la sua risposta come gli avevo chiesto tramite la Madre Generale, dicendomi che era dispiaciuto che stessi pensando di fare quello, ma che in fondo avevo il mio libero arbitrio. Mi consigliava di pregare e digiunare ancora e poi eventualmente di decidere di rimanere, in quel caso tutto sarebbe stato dimenticato. Quando la Madre Generale ricevette la lettera capì che la cosa era veramente seria. Mi chiamò e mi disse: "Ho ricevuta la lettera del Santo Padre e vedo che ogni decisione è presa. Comunque, ancora tu hai un altro mese da poterci ripensare." Infatti la scuola sarebbe finita il mese dopo ed avevo promeso di portare a termine l'anno scolastico. Disse che evrebbero pregato sperando che avessi cambiato idea. Ma come potevo cambiare idea se avevo pregato e digiunato e riflettuto con tutto il mio essere, Dio non poteva avermi mentito, quindi sapevo che non avrei cambiato idea.

Sor.Eileen Davies con un gruppo di bambini

    Sorella Eileen Davies con un gruppo di bambini

    Alla fine della scuola tutto era pronto. Finalmente dissi tutto ai missionari: " Ho tutte le mie risposte, così posso uscire ed essere battezzata." Furono sorpresissimi, non sapevano cosa fare, era come se fosse scoppiata una bomba. "Lei esce dal convento e dove va? - pensarono - Che cosa farà?" Allora, sapendo che sorella Davies ( grazie al libro Non piu' Stranieri ) abitava a Venezia, insegnando inglese alla scuola di Oxford le telefonarono per informarsi su cosa avrebbero potuto fare per aiutarmi. Lei disse: "Fatemi sapere quando esce e verrò a Milano a prenderla. Lei potrà stare con me alcuni giorni." Così lasciai il convento. Andai alla stazione ad aspettare la sorella Davies che stava venendo da Venezia. Quando scese dal treno venne direttamente da me, non poteva non riconoscermi: stavo in mezzo ai due Anziani ancora vestita da suora.

    Dapprima mi portò ad un negozio, in maniera che potesse comprarmi degli abiti civili, ma ognuno ci stava fissando era così strano vedere una suora che stesse scegliendosi dei vestiti normali. Dissi a sorella Davies: "Non credo che vi siano della mia taglia." ma la realtà era che potevo vedere solo le persone che mi fissavano. Lei comprese e mi disse: "Andiamo!"

    Mi portò in chiesa quella domenica. Le persone del rione mi guardavano sospettosamente, sicuramente stavano pensando: "Cosa ci fa questa suora in chiesa? Sicuramente è una spia del Papa!" Ma quando i missionari ebbero spiegato il vero motivo e che stavo solo aspettando il momento di essere battezzata, tutti divennero molto cordiali ed amichevoli.

    Dopo, sorella Davies mi portò a Venezia e mi introdusse da una famiglia molto speciale. Spiegò loro che mi sarei battezzata e chiese se per caso avessero dei vestiti da darmi. Fortunatamente la moglie era della mia stessa taglia e fu così gentile da regalarmi ben tre dei suoi vestiti, scarpe ed ogni cosa di cui avessi bisogno. Così cominciava la mia nuova vita.

    "Che cosa ti piacerebbe fare dopo essere stata battezzata?" fu la domanda di sorella Davies. La prima cosa che mi venne in mente fu: "Credo che andrò in America. Credo che se rimanessi in Italia non troverei lavoro perchè le persone mi considerebbero una rinnegata. Primo perchè ho abbandonato il convento e secondo perchè mi sono unita ai Mormoni. Avrei sacerdoti e suore ogni dove a rimproverarmi di aver fatto la scelta sbagliata ed io non glielo permetterò, così credo che andrò in America." Sorella Davies mi disse che lei vi sarebbe andata nel prossimo luglio, così forse sarei potuta andare con lei. Dissi: "Sarebbe molto bello, se nel frattempo accadesse qualche miracolo." Lei riprese: "Allora non ti preoccupare, Dio si prenderà cura di te."

    Ebbi la mia intervista battesimale e fui battezzata dopo che me ne venni dalla settimana a Venezia. Sorella Davies aveva alcuni esami scolastici così la aiutai con quegli, durante la mia permanenza là.

    Durante il secondo giorno della mia permanenza a Venezia, un fratello dell'Arizona che stava viaggiando in Italia per turismo venne a trovarla e lei fu così gentile da accomodarlo con tutte le persone che erano con lui. Lui disse che lei era stata così gentile, non solo quella volta ma anche altre volte che si sentì in dovere di regalarle un biglietto aereo per l'America. Le chiese quale giorno le sarebbe piaciuto andare là. Finalmente disse che le sarebbe piaciuto andare in luglio perchè aveva bisogno di visitare sua sorella in Inghilterra che era malata. Ma poi disse: "Ho un'altra suora con me che sarà battezzata la prossima settimana, potresti procurarle un biglietto" Questo fratello rispose: "Per un'amica del tuo calibro lo farò!" Sorella Davies lasciò il telefono e mi disse: "Dio sta operando miracoli per te: hai un biglietto per l'America.

    Fui Battezzata a Milano l'8 giugno 1974. Non dimenticherò mai lo spirito che ho sentito e la gratitudine che provavo per il mio Padre celeste. Mi aveva mandato i missionari, il Libro di Mormon mi aveva dato il coraggio di rinunciare a tutto contro tutti per seguire la Verità ed unirmi alla chiesa.

    Sorella Davies fece quanto necessario perchè potessi restare presso la famiglia del presidente del Ramo di Milano, mentre mi preparavo per la partenza negli Stati Uniti. Chiamai il Consolato Americano di Genova ed ebbi tutta la lista di tutti i documenti di cui avevo bisogno di preparare. dato che la mia foto sul passaporto dimostrava che ero una suora, mi fu anche detto che avevo bisogno di una lettera dal convento qui ed una dal convento in America.

    Ma io non andavo in nessun convento, ma sorella Davies mi aveva detto prima di partire per l'Inghilterra che avrebbe scritto al quartier generale della chiesa per vedere se avessero avuto bisogno di me come traduttrice. Loro avrebbero potuto mandare una lettera al consolato richiedendomi come lavoratrice retribuita negli Stati Uniti. Così preparai tutti i documenti, ma quando arrivò il tempo di andare al consolato questa lettera non era arrivata.

    Dietro mia richiesta i missionari chiamarono sorella Davies in Inghilterra. Lei disse: "Mi dispiace non c'é nessuna lettera per lei. Mi hanno risposto da Salt Lake City che non hanno bisogno di una traduttrice italiana, così lei non potrà ottenere un visto di lavoro per gli Stati Uniti, ma forse potrà venire con me come turista, io starò tre mesi là e lei potrà venire in giro con me e mi prenderò cura di lei. Poi la convincerò a trovarsi un lavoro in Italia." La notizia era sconvolgente, ma decisi di andare al consolato comunque e vedere cosa poteva essere fatto.

    Così andai a Genova e presi tutti i miei test fisici e risposi a tutte le loro domande. Quando ebbi finito, la segretaria dette un'occhiata a tutte le carte e disse: "Ogni cosa è a posto. Tutti i documenti vanno bene, ma tu non avrai il visto d'immigrazione per l'America perchè non hai nessuno sponsor e nessun tipo di sostegno in America." Bene. - risposi - Posso parlare con il Console?" "Non è di alcuna utilità parlare con lui. Lui non può darti il visto senza uno sponsor o qualcuno che garantisce per te." Qualcosa dentro di me mi disse che dovevo insistere per parlare comunque al Console: "Devo parlargli comunque! Per favore mi faccia parlare!" La segretaria divenne furiosa perchè stavo insistendo e disse: "Bene se insiste la introdurrò da lui e vedrà da lei stessa che quanto le dico è vero." Così mi portò da lui e gli spiegò la nostra conversazione, il Console le disse: "Va bene ci parlerò." Il Console mi disse: "Non posso darle un visto di lavoro per i motivi che già conosce." Poi, guardando alle mie carte, vide che la mia foto era quella di una suora e che risultava che lo ero stata per ventotto anni e che mi ero unita alla chiesa mormone. Dopo aver letto tutti i documenti mi chiese: "Che è successo? Per ventotto anni è stata una suora ed adesso si è unita alla chiesa mormone? Come hanno potuto avvicinarla? Tu avresti dovuto conoscere la verità più di altri, come è potuto succedere?" Risposi: "Se ha tempo e pazienza, posso spiegarglielo." "Si. - rispose - Sono interessato, non sono cattolico ma mia moglie lo è. Lei non viene alla mia chiesa ed io non vado alla sua. Non so come hai potuto fare ciò che hai fatto. Lei mi ha sempre detto che non leggerebbe mai un altro libro che appartiene ad un'altra chiesa, Tu con il tuo abito da suora, come hanno potuto avvicinarti?"

    Così gli spiegai come avevo conosciuto i Mormoni, letto il Libro di Mormon e scoperto che era vero. Come avevo studiato la chiesa e poi pregato e digiunatoe poi alla fine battezzata. L'uomo disse: "Le ripeto, non posso darle un visto di immigrazione, ma ho un'altra domanda personale se non le dispiace." " Affatto!" Risposi. Allora mi chiese: "Lei era una suora sino a poche settimane fa. Come suora cattolica, lei crede veramente che l'uomo a Salt Lake City è un Profeta come i Mormoni sostengono?" " Si con tutto il mio cuore, mi sono battezzata perchè lo credo." Non disse niente, solo mi firmò il passaporto dandomi il visto d'immigrazione che più volte diceva che non potevo ottenere. Non fu forse un miracolo?

    Senza il visto di immigrazione non potevo recarmi in America e trovare un lavoro, potevo solo andarci in visita e sarei dovuta tornare indietro. Ma con il visto, potevo andarci, lavorare e rimanere. Prendere il visto fu sicuramente un grande miracolo e solo poche settimane prima ero senza una prospettiva ed adesso un mondo nuovo mi si apriva davanti. Pensai che se non avessi avuto una testimonianza del Profeta prima, sicuramente ne avevo una fortissima adesso. Quel miracolo rafforzò la mia testimonianza in maniera incredibile, perchè era la mia salvezza e tutte le paure e le esitazioni degli ultimi giorni del convento furono spazzati via dall'amore celeste.

    Nel frattempo ebbi un altro problema. Quando mi unii alla chiesa la mia famiglia era divenuta molto nervosa nei miei riguardi a causa della mia decisione. Il giorno prima di uscire dal convento chiamai mia sorella e le dissi: "Non venire al convento a cercarmi perchè andrò a Venezia con alcuni amici. Non sarò più al convento." Così come ebbe udito questo la prima cosa che fece fu di andare al convento per informarsi di ciò che era accaduto. Loro dissero: "Se n'é andata con qualche protestante" (Quello è cosa i Cattolici pensano di tutte le altre religioni che non sono la Cattolica)

    Così mia sorella lo disse a mia madre e tutta la famiglia era arrabbiata con me. Li telefonai, ma appena mi parlarono. Solo mi presero in giro e dissero che ero davvero bizzarra. Prima di partire per l'America andai a trovare mia madre, perchè al minimo volevo salutarla anche perchè era ammalata.

    Poco dopo scrissi alla mia famiglia dagli Stati Uniti che ero felice e che avevo un lavoro. Uno dei miei nipoti lesse la lettera a mia madre e poi lui mi rispose che sarebbe stato bello se fossi potuta tornare e rivederli tutti di nuovo, perchè nessuno era più arrabbiato con me e che mi avrebbero ben accolta. Risparmiai tutti i miei soldi, non comprai niente perchè tutti i miei risparmi sarebbero stati necessari e non solo avrei dovuto lasciare il mio lavoro. Così ancora una volta mi rivolsi al Signore: "Ho bisogno di un altro miracolo!" Poco dopo ebbi un'offerta di lavoro che ben si adattava alle mie nuove esigenze.

    Quando mi unii alla chiesa, pensavo che avrei dovuto rinunciare a tutto. Ma il Signore me lo ha restituito un pò alla volta, con la differenza che alla fine è molto di piu' di quanto avessi. Ho molti piu amici di quanti ne avessi mai avuti, mi sono sposata nel Tempio con un uomo speciale e la mia famiglia mi ha accettata di nuovo, non per la chiesa ma per quello che sono e mi amano insieme a mio marito.

Piera Bellaviti Shorr e Bill Shor

    Piera Bellaviti Shorr e Bill Shorr
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I coniugi Shorr missionari al Tempio svizzero di Zollikofen

    Mio marito ed io abbiamo lavorato due anni come missionari di Tempio al Tempio svizzero di Zollikofen. Nel frattempo mi ha convertita al lavoro genealogico. Quando lasciammo la Svizzera avevamo trovato settemila nomi dei miei antenati, ora il numero è salito a quarantacinquemila e va ancora avanti.

    Sono grata di essere un membro di questa chiesa che so essere la vera ed unica. Sapevo che la chiesa era vera al tempo del mio battesimo, ma adesso la mia testimonianza è divenuta molto più grande. Qui ho trovato l'amore puro di Cristo.

    Sono grata per il programma missionario e specialmente per gli Anziani Scott Blaser e David Maxwell, per la loro amorevole pazienza di starmi vicino fino alla fine. La mia conversione mi costò molto, ma sono grata per questo costo come sono grata di tutte le benedizioni di cui sto godendo nella Chiesa di Gesu' Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. So che la chiesa è vera, so che Cristo è il Figlio del Dio vivente e lo amo con tutto il mio cuore.

    Dopo venticinque anni mi guardo indietro e mi meraviglio del perchè fui scelta fra la miride delle buone sorelle che seguono il nostro Signore. Mi meraviglio del perchè il mio Padre Celeste mi ama così tanto e mi benedice con l'opportunita di fare così tanto per i miei antenati. Questa è la più grande benedizione della mia vita. Amo il mio popolo e voglio aiutarlo, ma i vivi molte volte non sono pronti per il Vangelo. Comunque, so che quelli che sono dall'altra parte stanno aspettando per la redenzione. Sono grata che il mio compagno per l'eternità che mi ha reso partecipe di questa grande opera.

    Amo il Libro di Mormon, so che è un'altro testamento di Cristo. Con mio marito abbiamo mandato settecentocinquanta copie a tutti nostri amici e parenti e continueremo a seguire il consiglio del nostro amato profeta di riempire il mondo con questo libro prezioso.

    Piera Bellaviti Shorr, 1999



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