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LA FAMIGLIA LARCHER
Fede e devozione costanti sin dall'inizio della storia della Chiesa SUG in Italia


di Maraly Ledezma
Traduzione di Maria Arcidiacono

Leopoldo Larcher
Il fratello Leopoldo Larcher.

Introduzione

Mentre ero studentessa alla Brigham Young University, nel corso del semestre primaverile-estivo del 2000, e nell'ambito dei miei "Individual Field studies" (Tirocinio individuale), ho avuto l'opportunità di essere ospite di una famiglia di primi membri italiani: la famiglia Larcher. Trascorsi con loro un fine settimana. Tutto ciò che è scritto in questo resoconto mi è stato narrato dal fratello Larcher, salvo diverse indicazioni. Le registrazioni originali delle interviste sono in italiano e sono attualmente in mio possesso.

     Monica e Corrado Botalla, la loro figlia col marito, che serviva al momento come presidente di distretto a Torino, mi diedero il benvenuto in Italia come prima famiglia ospitante e mi incoraggiarono durante il mio viaggio. Monica fu la prima Larcher che incontrai.

     Aver potuto conoscere da vicino questa splendida famiglia è, io penso, una benedizione. Fu un'esperienza che rafforzò la mia testimonianza constatare di persona che, ciò che ci porta la felicità nella nostra vita, è il nostro atteggiamento. I Larcher conducono una vita semplice di rispetto, premura, e amore reciproco e per la Chiesa. Sono pazienti, amorevoli e non si arrabbiano facilmente.

     Quando domandai al fratello Larcher qual'incarichi avesse in quel momento, mi mostrò una lista di quattordici chiamate diverse, la prima e più importante delle quali, mi dice, è l'essere un padre, un marito e un insegnante familiare di 13 famiglie. Come sempre la famiglia Larcher vive il vangelo umilmente, devotamente e con gioia e così ha potuto essere uno strumento nelle mani di Dio quando Egli ne ha avuto bisogno.

Storia della conversione - Tra i primi convertiti italiani

     Il fratello Leopoldo Larcher ci dice che la sua vita non aveva nulla di particolarmente interessante prima di conoscere la Chiesa. La sua famiglia abitava a Brescia, una città della Lombardia, nel nord Italia. Egli e la moglie erano sposati da due anni e avevano una bambina di cinque mesi, Stefania. La loro era una buona famiglia cattolica, più o meno attiva. Nel complesso erano felici, vivevano una vita tranquilla, senza problemi economici o di altra sorta.

     L'estate del 1964 si avvicinava e così pure le vacanze estive che la famiglia era solita trascorrere sulle rive dell'Adriatico, come del resto faceva, a quel tempo, la maggior parte dei bresciani. Proprio mentre stavano per partire per le ferie i missionari bussarono alla loro porta.

     Adesso è necessario fare un passo indietro di circa sette mesi, al gennaio 1964. In quel periodo la famiglia cominciava a ricevere certe lettere da Antonio Larcher il fratello di Leopoldo che allora stava vivendo nel sud della Germania. In quel periodo non c'erano possibilità di lavoro in Italia e così Antonio era partito per la Germania. Le sue lettere erano "veramente strane", parlavano di "illuminazione", di "qualcosa di fantastico", di "conoscere il vangelo", della "vera chiesa", e di cambiare religione per perseguire la verità. La famiglia Larcher era preoccupata perché questo fratello era considerato "strano" "il più scevro di pregiudizi e anticonformista".

     Quando la famiglia riceveva queste lettere, tutti, inclusa la madre, pensavano che fosse impazzito del tutto e che non si poteva fare niente per aiutarlo. La mamma piangeva, non era molto religiosa, cattolica come la maggior parte degli italiani che vanno in chiesa di tanto in tanto, per matrimoni, comunioni, e funerali. Era la sua cultura e tradizione. Anche se non era molto devota voleva che i suoi figli fossero buoni cristiani, ma riguardo al figlio pensava che fosse impazzito e che non ci fosse speranza. La famiglia era un po' preoccupata, Leopoldo molto meno. Anche se lui non era religioso, a modo suo credeva in Dio, ma non credeva nelle chiese. In una lettera successiva, Antonio dichiarava che desiderava tornare in Italia per portare la verità a tutta la sua famiglia. Per mesi aveva insistito presso i dirigenti della Chiesa in Germania, per persuaderli a mandare dei missionari in Italia, dove dal 1867, quando la missione era stata chiusa, non si era più fatta opera di proselitismo.

     Quando Antonio scrisse la lettera, nel 1964, l'anziano Ezra Taft Benson era responsabile della Missione Europea e dopo che Antonio ebbe lavorato a lungo per tradurre gli inni della chiesa, i manuali, gli opuscoli e altri materiali in italiano, potè convincere l'anziano Benson a dare il permesso a che due missionari si recassero, dal sud della Germania in Italia. Vennero inviati gli anziani Lorin F. Busselberg e David E. Castle che avevano presentato il vangelo agli operai italiani [in Germania] e che perciò parlavano bene l'italiano. Furono mandati per gli ultimi due mesi della loro missione a far proselitismo nel territorio italiano. Nell'agosto 1964, per la prima volta in 97 anni, i missionari entrarono in territorio italiano, per sondare quale sarebbe stata la reazione degli italiani alla predicazione del vangelo.

     Secondo Antonio Larcher, i missionari vennero perché avevano la speranza di convertire i suoi genitori. Lui aveva capito dalle lettere che sua madre era pronta a ricevere il vangelo più di ogni altro. Leopoldo Larcher era di sicuro troppo materialista ed era assolutamente impossibile che si convertisse.

     Quando gli anziani arrivarono, andarono direttamente a casa di Leopoldo Larcher. La famiglia Larcher stava partendo per le ferie estive e disse ai missionari che erano spaicenti ma che loro dovevano andare al mare. I missionari dissero "Ah, va bene, non fa niente, forse veniamo giù anche noi". Leopoldo, la moglie e la figlia partirono con l'auto. Subito dopo i due missionari arrivarono col treno ed insieme ad Antonio che era venuto giù dalla Germania. "E' interessante il fatto ­ disse Leopoldo ­ che abbiano potuto trovare una stanza in così poco tempo, cosa quasi impossibile, per chi non avesse prenotato in precedenza presso i pochi alberghi del luogo, a causa del sovraffollamento delle spiagge".

     Una volta arrivati i missionari cominciarono ad insegnare loro il vangelo e mostrarono il Libro di Mormon, l'unica opera tradotta che avessero. I Larcher restarono in quel luogo di mare per 15 giorni e ogni giorno c'era una discussione missionaria. Ciò che i missionari insegnarono loro sembrava giusto e logico e ogni cosa procedeva bene. La prima domenica la famiglia assistette incuriosita alla cerimonia del sacramento e pensò che fosse interessante. La settimana seguente, alla quinta discussione si parlò del sacrificio e della decima, ma il fratello Larcher non l'accettò "molto bene". I missionari avevano toccato un punto molto sensibile la cosa più difficile da accettare per il fratello Larcher. Lui aveva sempre pensato che tutte le religioni avessero come scopo ultimo il lucro, e dopo tutto la chiesa mormone non differiva. Lui era veramente contrario, perché, come aveva detto Antonio, era molto attaccato al denaro. Comunque i missionari li avvicinarono con cautela e li incoraggiarono a chiedere in preghiera al Signore di conoscere la verità di questi principi.

     In una delle ultime sere del loro soggiorno, il fratello e la sorella Larcher decisero di chiedere al Signore in preghiera. Avevano entrambi un grande desiderio di progredire nel bene. Volevano sapere di più, ma la decima era un ostacolo nella loro comprensione. Pregarono intensamente e ricevettero una risposta potente: i loro cuori vennero ammorbiditi ed essi cominciarono a piangere. Entrambi ricevettero la chiara testimonianza che era giusta e vera e ciò a causa del loro desiderio. Il mattino dopo andarono dai missionari e decisero di essere battezzati.

     Un pomeriggio d'agosto, del 1964, i primi convertiti italiani alla chiesa furono battezzati nell'Adriatico, in costume da bagno. La sorella Larcher era in bikini e i missionari indossavano i jeans.

     La seconda domenica parteciparono alla riunione sacramentale. Di lì a poco la vacanza finì e ognuno tornò a casa. I missionari si fermarono a Brescia ancora per un mese. Sebbene parlassero ad altre persone (i parenti dei Larcher ed altri vicini) nessun altro accettò il vangelo. Prima che i missionari tornassero a casa, il fratello Leopoldo chiese loro di scrivere, sulla prima pagina del Libro di Mormon, cosa deve fare un mormone ogni giorno della settimana. Essi scrissero anche l'indirizzo della Missione Svizzera presso cui i Larcher dovevano pagare la decima.

Vivere il Vangelo ­ La Chiesa si espande

     Alla fine di settembre i missionari tornarono in patria e Antonio in Germania. La coppia dei Larcher, insieme con la neonata, restò da sola, con una copia del Libro di Mormon in italiano, tutte le regole e molta fede. Comunque ogni domenica si univano devotamente per leggere le scritture e gli opuscoli. Siccome la chiesa non era stabilita e il fratello Larcher non aveva il sacerdozio non potevano prendere il sacramento, ma tentarono genuinamente di osservare le regole. Una di queste, fedelmente osservata, era che una volta al mese, infallibilmente, essi inviavano alla Missione Svizzera una busta con la loro decima. Il fratello Larcher ricorda ancora adesso l'indirizzo: Missione Svizzera, 11 Pilatus Strasse ­ Zurigo.

     Una gelida sera del febbraio 1965 udirono un vociare dal piano di sotto e una voce con un accento straniero che diceva: "Siamo i missionari della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni", a cui la famiglia rispose con gioia, dando loro il benvenuto e improvvisando una festa. Erano rimasti soli per circa sei mesi, ma ora, i missionari appena arrivati, inviati dalla Missione Svizzera, dovevano espandere il Vangelo.

     In breve altre coppie missionarie arrivarono nelle città più grandi: Torino, Genova, Milano e Roma - dove avrebbero aperto l'area. Le riunioni mormoni venivano tenute unicamente presso le basi militari di Livorno, Aviano, e Napoli. A queste riunioni partecipavano militari americani mormoni, lì di stanza insieme ad alcuni membri italiani. Uno di questi membri era Vincenzo Di Francesca, ex pastore di una chiesa protestante che si era convertito al vangelo leggendo il Libro di Mormon nel 1910 a New York. [Vincenzo Di Francesca fu battezzato il 18 gennaio 1951 a Termini Imerese (PA) N.d.R.]

     Le riunioni domenicali cominciarono a tenersi nella casa della famiglia Larcher. Una delle due camere della casa divenne la cappella. Ora i missionari cominciarono a predicare il Vangelo. Più tardi venne un missionario dall'Argentina e diede al fratello Larcher un manuale in spagnolo. Egli lo lesse senza conoscere la lingua, e, con l'aiuto dello Spirito Santo cominciò a insegnare alla classe del sacerdozio le lezioni di quel manuale.

     I membri nelle basi militari americane e nelle altre aree recentemente aperte dai missionari non erano ancora stati organizzati in distretti. Una volta ogni sei mesi essi frequentavano le conferenze tenute in uno di questi luoghi sparsi in tutta l'Italia. I membri vedevano queste conferenze come una festa, perché potevano incontrare altri membri e gioire insieme. Durante una di queste conferenze il fratello Larcher ricevette il sacerdozio di Aronne. Essi continuarono a perseverare, frequentando di tanto in tanto i rami americani, crescendo nel sacerdozio, e facendo lavoro missionario. Il fratello Larcher dice che era solito uscire coi missionari, bussare alle porte, ricevere parolacce, e avere la soddisfazione di sapere che stavano facendo qualcosa di buono. Egli fu chiamato come il primo presidente di ramo in Italia, a Brescia, nel 1966, presiedendo su 15 membri.

La Missione Italiana

     Nel 1966 la chiesa organizzò la prima Missione Italiana, con gli uffici a Firenze. Il 10 novembre 1966 il presidente Ezra Taft Benson ridedicò, dal Monte Vandalino [presso Torre Pellice (TO)], il Paese al lavoro missionario dopo 116 anni dacché Lorenzo Snow lo aveva dedicato per la prima volta, nello stesso luogo.

     L'anziano Benson chiamò, come Presidente di Missione l'anziano John Duns, Jr. A 25 anni il fratello Larcher servì come suo secondo consigliere viaggiando ogni mese, per cinque ore, fino a Firenze. Come primo consigliere fu chiamato il fratello Leavitt Christensen. Più tardi il fratello Dan C. Jorgensens, un membro americano che lavorava a Milano presso la First National Bank, fu chiamato come primo consigliere sostituendo il fratello Christensen.

Jorgensen Duns Larcher
Presidenza della Missione Italiana:
(Da sinistra a destra) Dan C. Jorgensen (1º Consigliere) , il presidente John Duns, Jr. e Leopoldo Larcher (2º Consigliere)

     Alla loro prima riunione il presidente Duns chiese al fratello Larcher di condurre con sé moglie e figlia. Con la famiglia Duns c'era un'altra famiglia, i Benson. In seguito il fratello Larcher apprese che si trattava dell'Apostolo Ezra Taft Benson responsabile della Missione Europea.

     Fratello Larcher ricorda che in quella riunione stavano tentando di superare le barriere del linguaggio. Il presidente di missione non parlava italiano e il fratello Larcher non parlava inglese, ma in qualche modo tra loro riuscivano a capirsi. Il presidente Duns intervistò il fratello Larcher in inglese per essere il secondo consigliere della Missione. Il fratello Larcher rispondeva in italiano, ma c'era lo Spirito e il fratello Larcher crede che abbia fatto lui tutto il lavoro.

     Quella sera, ancor prima di sapere il motivo della riunione, la coppia Larcher aveva deciso di digiunare. Fratello Larcher dice che non capirà mai come accadono queste cose. I Duns e i Benson stavano mangiando, mentre i Larcher aspettavano nella sala. Dopo che il fratello Benson ebbe finito di cenare venne in sala e s'inginocchiò per terra per giocare con Stefania la bimba di un anno dei Larcher. Leopoldo commentò che sembrava un nonno che giocava con una nipotina. Al momento essi non sapevano che si trattava di un apostolo, o persino cosa fosse un'apostolo. In questa occasione l'anziano Benson mise a parte il fratello Larcher, come secondo consigliere per la Missione Italiana aperta di recente.

     Il fratello Larcher incoraggiava e sosteneva i membri, guidando costantemente, con la sua macchinetta per tutta l'Italia, per visitare i piccoli rami che stavano nascendo. A poco a poco i rami crebbero e fu necessario creare un'altra missione. Così i dirigenti decisero di sciogliere la Missione Italiana e di dividere l'area in Missione di Milano, con Dan C. Jorgensen come presidente, e Missione di Roma, con Leavitt Christensen come presidente. Fratello Larcher fu chiamato come primo consigliere della Missione di Milano. Gli Appennini segnavano la divisione tra le due Missioni. Nuovi rami cominciarono ad aprirsi in tutta Italia e si formarono dei distretti. La crescita costante continuava con una media di 60-65 nuovi convertiti al mese, in ogni missione. Nel 1975 l'anziano Larcher fu chiamato come presidente della missione di Roma.

1975: Un anno particolare

     Nel 1975 il fratello Larcher aveva già cambiato lavoro due volte. "Come potevo evitarlo?" - chiedeva - "Le opportunità migliori venivano perché il Signore continuava a benedirci. Anche se non le cercate le benedizioni vengono. Se lavorate per il Signore Lui vi prende per mano e vi aiuta in ogni cosa". Il fratello Larcher è grato per la cura del Signore. Non avevano mai problemi di salute o di denaro; al contrario, egli fu molto apprezzato nel suo lavoro. Attribuisce questo apprezzamento al significato che acquistavano i principi del vangelo che viveva e insegnava. I proprietari della grande ditta di lavasecco per cui lavorava furono molto colpiti dal suo buon esempio. Con questa attitudine egli passò dall'essere un semplice lavorante, al divenire direttore tecnico generale della compagnia - il braccio destro del proprietario. Disse che ogni volta che la famiglia cresceva i suoi nuovi bisogni venivano soddisfatti senza bisogno di chiederlo. Sapeva che Dio si stava prendendo cura di loro, benedizione dopo benedizione.

     Durante tutto il tempo che egli fu consigliere di missione non si domandò mai come si sostenesse il presidente di missione. Il fratello Larcher conosceva la sue responsabilità, ma amministrativamente non sapeva molto. Quando fu chiamato presidente della missione di Roma pensò che avrebbe dovuto mantenersi, come aveva fatto in tutta la sua vita con la sola differenza che non poteva lavorare ed essere pagato. Quando fu chiamato lui e la sorella Larcher accettarono immediatamente, ma erano molto preoccupati. Avevano calcolato che avrebbero potuto vivere due anni coi loro risparmi, ma non avrebbero potuto farcela ancora per un altro anno, così egli andò a parlare col presidente della missione di Milano. Gli disse la sua situazione ed il presidente, sorridendo gli rispose di non preoccuparsi, perché la Chiesa avrebbe badato a queste cose. Non disse altro. Così il fratello Larcher uscì fuori colle tasche piene di fede. Pensava "Bene, immagino che il Signore moltiplicherà i miei soldi, o qualcosa del genere".

     Fu veramente una prova di fede per la famiglia Larcher. Il proprietario (e presidente) della compagnia dove lavorava il fratello Larcher aveva deciso di espandere un programma che aveva iniziato con lui. Aveva investito centinaia di milioni in nuovi macchinari e il futuro della compagnia pareva brillante, ma pieno di lavoro accanito. Lui aveva bisogno del fratello Larcher che aveva ideato il piano. Quando questi fu chiamato ad essere presidente di missione e scelse la Chiesa invece del suo lavoro, abbandonando il suo stesso progetto, il proprietario si arrabbiò. Gli disse che gli avrebbe aumentato lo stipendio, ma il fratello Larcher non accettò e gli disse che se voleva riassumerlo, quando avrebbe finito la sua missione, lui sarebbe tornato volentieri a lavorare per la sua ditta. Ma il presidente non la prese bene e disse che aveva troppi progetti da portare avanti e che aveva investito molti soldi. Disse "Se se ne va non la assumerò più. Se se ne va, sarà definitivo!". Quando il fratello Larcher vide questa reazione pensò: "Beh, pazienza! Mi metto nelle mani del Signore!". Senza più chiedere di sapere i modi del Signore, lui e il resto della famiglia partirono per Salt Lake City per ricevere l'addestramento. Il fratello Leopoldo Larcher fu il primo convertito italiano ad essere chiamato come presidente di missione in Italia.

     Una cena di benvenuto per i nuovi presidenti di missione fu tenuta all'ultimo piano dell'edificio amministrativo della chiesa, con molte autorità generali. Così, molti anni dopo il primo ed ultimo incontro col presidente Benson, quando era stato messo a parte come consigliere di missione, il presidente Larcher vide di nuovo l'anziano Benson e decise di andare al suo tavolo a salutare lui e la moglie. Si fece strada verso di loro e lo salutò timidamente dicendo "Uh, anziano, io sono il fratello Larcher, può darsi che lei non si ricordi di me... Ci siamo incontrati tanto tempo fa...a Firenze". Proprio allora il presidente Benson lo fermò e chiese l'attenzione di tutti i presenti e poi chiese loro: " Sapete chi è quest'uomo? Era molto giovane quando fu chiamato come consigliere della missione italiana appena aperta: lui e la moglie digiunavano, mentre il resto di noi stava cenando!". Il fratello Larcher restò a bocca aperta che lui lo ricordasse, e ricordasse anche (lui lo aveva quasi dimenticato) che lui aveva digiunato quando insieme alla moglie avevano ricevuto la loro chiamata.

     Ancora una volta, dopo tanti anni il fratello e la sorella Larcher avevano obbedito alla chiamata del Signore con tanta fede. Durante l'addestramento il fratello Larcher apprese che le spese del presidente di missione sarebbero state coperte interamente dalla Chiesa, e che essi non avrebbero avuto bisogno di preoccuparsi. A quel tempo la famiglia aveva tre figli: Stefania, Monica e Daniele.

Presidente delle Missioni di Roma e Catania: 1975-1978

     Il presidente Larcher servì fedelmente nella missione di Roma per due anni, ricevendo le visite di apostoli e autorità generali che venivano per le conferenze. Durante l'ultimo anno della loro missione il presidente Larcher fu chiamato ad aprire la missione di Catania. Oggi c'è un comitato che cerca gli uffici, gli alloggi, e ogni cosa necessaria per la missione. Ma a quel tempo a Catania non era così. Il fratello Larcher visse per due settimane in un hotel mentre che arrangiava tutte le cose necessarie per la missione. Lui e i suoi assistenti dovettero imparare il metodo siciliano che porta successo ai siciliani nei loro affari per poter organizzare la missione.

     Dopo aver affittato l'appartamento che venne adibito a casa di missione, il fratello Larcher dovette sovrintendere all'installazione di luce, telefono, acqua, e altre cose. Così decise di andare all'ufficio dell'ENEL. Entrando, lui e i suoi assistenti videro che c'era una grossa fila di persone. Sapevano che, per avere l'elettricità ci sarebbero voluti giorni. Egli decise di parlare col direttore. Si presentò come "Il presidente Larcher" e presentò i suoi due missionari alti, biondi e di bell'aspetto come "Gli assistenti americani". Disse che era il rappresentante della Chiesa e spiegò i suoi scopi, aggiungendo che si fidava dell' abilità del manager di aiutare la causa del Signore. Il direttore si mostrò impressionato e cortese. Il giorno dopo avevano la luce.

     Il presidente Larcher fece lo stesso con gli altri allacciamenti. Seguendo questo sistema potè stabilire relazioni con alcuni dirigenti, per fare conoscere l'arrivo della Chiesa e dare ai missionari l'opportunità di spiegare gli scopi della Chiesa e di prendere appuntamenti.

     Il presidente Spencer W. Kimball venne in Italia quando il presidente Larcher era presidente di missione a Catania. Aveva girato il mondo, tenuto una conferenza a Roma, e decise di andare atenere una conferenza anche nella missione di Catania. In meno di 70 ore fu organizzata una riunione speciale col presidente Kimball. Furono fatte telefonate e visite per informare tutti i membri e il teatro fu riempito.

     Fu un'esperienza meravigliosa! I due missionari, mandati ad assistere la coppia dei Kimball durante la notte, raccontarono al presidente Larcher un aneddoto interessante. A Catania, in estate la temperatura è molto alta e umida. Il luogo era molto povero e non c'erano hotel o altri posti adatti per alloggiare il presidente. Così ne trovarono uno, il migliore, fuori città. Non aveva aria condizionata. Durante la notte i due missionari restarono fuori dalla porta della stanza dell'hotel, per fare la guardia. I due commentarono di aver sentito il presidente e la sorella Kimball ridere e scherzare durante tutta la notte. Il mattino dopo, i due missionari dissero "Pare che vi siate divertiti ieri notte." "Certamente - rispose il presidente Kimball - la stanza era piena di zanzare, e ci divertivamo a vedere con quale intensità volevano bere il nostro sangue!" Ecco là, un profeta, il presidente della chiesa che veniva in una piccola città nel mezzo del niente, e riusciva a trovare un modo per ridere delle zanzare che non lo lasciavano dormire.

     Dopo la riunione, il presidente Kimball si recò all'ottavo piano dell' edificio che alloggiava la casa della Missione. Entrando, Il presidente Kimball vide il pianoforte e si diresse subito allo strumento per suonare il "boogie-woogie" che amava suonare quando era giovane. Si divertirono molto. La famiglia Larcher dice che la benedizione di servire in missione fu Emily, la figlia minore, che arrivò mentre essi stavano servendo nella Missione di Catania.

Altre chiamate

     Il fratello Larcher fu rappresentante regionale della Chiesa dal 1978 al 1982. Addestrava dirigenti, faceva interviste e riferiva alle autorità generali. Due volte all'anno i Larcher andavano in Utah per le conferenze generali, dove il fratello riceveva istruzioni e riferiva alle autorità in merito alle condizioni dell'Italia. In questo periodo il presidente Benson venne in Italia per organizzare il primo palo a Milano. Il fratello Larcher collaborò con lui per intervistare i sommi consiglieri e tutti i presidenti di ramo per trovare il presidente del nuovo palo. Il fratello Larcher fu il traduttore (ha detto che non può veramente dire quando imparò o studiò l'inglese, lo apprese proprio a poco a poco, durante le interviste coi missionari: era benedetto e imparò l'inglese). A conclusione di tutte le interviste, egli chiese di restare solo per poter pregare e ricevere una risposta. Quattro minuti dopo tornò con i nomi del presidente del Palo e del patriarca. I membri della Chiesa hanno sempre pensato che le sue scelte fossero ispirate.

     Il fratello Larcher aveva servito in molte posizioni come dirigente del sacerdozio. Ha servito come presidente di rione, di distretto, consigliere del presidente di missione, presidente del quorum degli anziani, presidente di missione, rappresentante regionale, e membro del sommo consiglio del palo. L'unica chiamata che non ha avuto, dice è quella di presidente di palo. Nell'organizzazioni ausiliarie ha servito come presidente della Scuola Domenicale di palo. E' anche suggellatore al tempio, messo a parte dal presidente Kimball.

     Il fratello Larcher ha inoltre partecipato alle due traduzioni dei testi della cerimonia del tempio dall'inglese all'italiano. Per la prima, nell'80, lui e suo fratello andarono in Inghilterra per due settimane. Quando lessero i testi già tradotti trovarono alcune frasi che avrebbero creato dei problemi di sincronizzazione in fase di doppiaggio. Le dodici persone li presenti non potevano accordarsi, così fu fatta una telefonata al quartier generale della chiesa, a Salt Lake City, per ricevere il permesso di revisionare il testo. La risposta fu chiara:"Se sono presenti i due fratelli Larcher ascoltateli e fate come dicono loro". I fratelli trascorsero una nottata intera a fare la traduzione. La seconda volta nel 1995 il fratello Larcher si recò a Salt Lake City per revisionare la traduzione. Queste traduzioni sono state usate nel tempio svizzero dove i membri italiani vanno a contrarre le loro alleanze e a fare il lavoro per i defunti.

     Il fratello e la sorella Larcher hanno quattro figli: tre femmine ed un maschio. Le due figlie maggiori, Stefania e Monica e il figlio Daniele hanno cercato fuori dalla chiesa i loro coniugi, in seguito questi si sono convertiti e sono stati suggellati al tempio da fratello Larcher. Oggi sono tutti membri attivi della chiesa. Il fratello e la sorella Larcher hanno oggi quattro nipoti e Monica aspetta il quinto. Il genero, Corrado Bottalla è il presidente di Distretto di Torino. Il figlio, Daniele era presidente di Palo a Milano. Oggi Emily si trova in missione a Rochester, New York, sito storico della Chiesa.

     Il fratello Larcher crede che la sua chiamata permanente missionaria sia di far conoscere la chiesa alla gente. Per molti anni è stato "Addetto alle Pubbliche Relazioni" per la chiesa. Spesso parla alla radio, in TV e appare nei giornali. Inoltre cura la manutenzione della cappella di Brescia, taglia l'erba del prato, di domenica apre il cancello e dà il benvenuto ai membri. Attualmente ha 14 chiamate e la 15esima se l'è data lui, è quella di prendersi cura della vecchia madre di sorella Larcher, fisicamente ed emozionalmente.

     La vita della famiglia Larcher dall'inizio si è distinta per fede ed obbedienza, caratteristiche che l'hanno portata più vicino al loro Dio e l'hanno spinta a promuovere l'avanzata del Regno di Dio sulla terra. Allo stesso tempo essa era benedetta. Tutti i suoi membri sono un umile esempio di amore e un vero esempio di cristianità.


Maraly Ledezma Maraly Ledezma

Maraly Ledezma è un membro della Chiesa proveniente da Città del Messico che ha frequentato la Brigham Young University grazie ad una borsa di studio per meriti accademici, finanziata dal BYU Annual Fund. Ha studiato diritto internazionale, relazioni diplomatiche e cultura europea. Nel 2003, si è laureata con una media GPA del 3,9 avendo imparato l'inglese, l'italiano ed il portoghese. Dopo la laurea, la sorella Ledezma ha prestato servizio missionario presso la Washington D.C. North Mission.

     Un articolo (in inglese) sulla conversione della nonna di Maraly Ledezma (avvenuta dopo 45 di rifiuto del vangelo) è stato pubblicato su BYU News Net




© 2005, BELLA SION, Inc. - Testo originale gentilmente messo a disposizione da Leopoldo Larcher.
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