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La Missione di Lorenzo Snow e le origini della Chiesa in Italia
di Christian Euvrard

Chiamata di Lorenzo Snow

Il 12 febbraio 1849 Lorenzo Snow fu invitato ad assistere a una riunione del Consiglio dei Dodici. In questa occasione ebbe la sorpresa di essere stato chiamato a far parte dello stesso Consiglio. Nato il 3 aprile 1814 a Mantua, nella contea di Portage, nell'Ohio, aveva 35 anni quando diventò Apostolo. Alcuni mesi dopo, durante la Conferenza Generale dell'ottobre 1849, riceveva la chiamata di andare e predicare il Vangelo in Italia. Alla stessa conferenza John Taylor, anch'egli membro del Consiglio dei Dodici si vedeva assegnare la stessa chiamata per la Francia. L'anziano Snow fu assistito nella sua missione dall' anziano Joseph Toronto, membro del Consiglio dei Settanta, il quale, verosimilmente di origine italiana, fu inviato a visitare i suoi amici in Sicilia. Il 19 ottobre 1849 essi lasciarono Salt Lake City per iniziare una incredibile avventura.

Il soggiorno in Inghilterra

Dopo sei mesi di viaggio attraverso le pianure degli Stati Uniti, Lorenzo Snow s'imbarcava il 25 marzo 1850 sulla "Shannon" in partenza a New York e il 19 aprile la nave attraccava a Liverpool. Là ritrovò Erastus Snow, Franklin D. Richards e il presidente Pratt. Visitò numerosi rami in Inghilterra: Manchester, Macclesfield, Birmingham, Cheltenham, South Conference, Londra e Southampton. Questi contatti gli permisero di ricevere numerose donazioni dai membri inglesi interessati al successo della missione italiana. E' con una certa maliconia ch'egli scrisse a sorella Eliza R. Snow, alla vigilia della sua partenza per l'Italia:

"Le voci di milioni di amici si perdono nella lontananza mentre davanti a me si profila un paese straniero la cui lingua risuonerà presto nelle mie orecchie come un gergo di Babele. La compagnia di tanti amici mi ha rilassato lo spirito, ed io parto per la missione con una rinnovata energia di corpo e di spirito".
Era stato in effetti una grande gioia per Lorenzo Snow ritrovare per qualche tempo l'Inghilterra, dove aveva compiuto la sua prima missione. E' durante questo soggiorno che egli conobbe l'anziano Stenhouse che chiamò a seguirlo nella sua missione in Italia. Quest'ultimo,come si vedrà, contribuirà notevolmente all'opera missionaria in Italia e in Svizzera.

Breve sosta in Francia

Il 15 giugno 1850 s'imbarcarono sulla nave a vapore "Wonders" diretta a Le Havre. Da lì partirono per Parigi, per delle formalità di passaporto, e arrivarono poi a Marsiglia passando per Lione. Nizza, allora città italiana (sarà ceduta alla Francia definitivamente solo nel 1860 dal re di Sardegna), sarà il loro primo contatto con la vera missione. Lorenzo Snow scrive:

"Qui il cattolicesimo si mostra molto preminente . I preti sono numerosi e le immagini della Vergine che tiene in braccio il Bambino Gesù si vedono a tutti gli angoli delle strade e sulla facciata di molte case".

Il primo contatto con la realtà italiana

La diligenza li portò, lungo la costa mediterranea, fino a Genova, dove arrivarono il 25 giugno 1850, ossia dieci giorni dopo la loro partenza da Southampton. Si capisce così il perché dell'affermazione: " Da quando abbiamo lasciato l'Inghilterra non abbiamo passato che tre notti in un letto". La descrizione che Lorenzo Snow fa di Genova è lirica:

"I monumenti di questa celebre città si estendono alla mia destra e alla mia sinistra. I palazzi, le numerose cattadrali e chiese, le passeggiate a strapiombo e le antiche costruzioni formano uno spettacolo singolare e magnifico".
Ma lo si sente ugualmente preoccupato della realtà quotidiana della vita dei genovesi. Questa città, che aveva all'epoca circa 140.000 abitanti e una situazione economica precaria, gli faceva scrivere:
"Circola poco denaro e il commercio ristagna da tutte le parti. Il paese non si trova ancora in una situazione sufficientemente stabile per attirare l'impresa capitalistica. Dalla rivoluzione, la classe lavoratrice ha sofferto enormemente a causa della recessione. I salari sono, ovviamente, molto bassi: in media non più di circa 20 centesimi per una giornata di lavoro, che comunemente, è di circa 16 ore".
Le istituzioni religiose non finiscono di stupirlo: i preti in abito talare nero con capello a tricorno, i frati in saio e cintura in corda con il rosario, le loro tonsure, sono per lui oggetto di meraviglia. Ma è sinceramente preoccupato per la situazione di tutti coloro di cui si sente responsabile:
"Chiedo al mio Padre celeste di guardare questo popolo con occhio misericordioso. O Signore, che esso possa diventare oggetto della Tua compassione, affinché non perisca totalmente. Perdona i loro peccati e aiutami a farmi conoscere affinché essi possano conoscere Te che Tu mi hai mandato per stabilire il Tuo regno".

L'incontro con i Valdesi

I tre missionari mormoni si fermarono a Genova per poco tempo. Il 16 luglio gli anziani Stenhouse e Toronto lasciarono la città per recarsi "nelle valli protestanti del Piemonte". Pare sia stato a Liverpool, in Inghilterra, che Lorenzo Snow sentì parlare dei Valdesi. A questo proposito vale la pena di raccontare una storia. Recatosi in una biblioteca e chiesto di consultare un'opera sull'argomento, si sentì rispondere che il libro in oggetto era stato appena preso da qualcun'altro. Lorenzo Snow racconta:

"Non appena il bibliotecario ebbe terminato la frase, una signora entrò con il libro. 'Oh, - disse - questa è davvero una strana coicidenza: questo signore ha appena chiesto il libro!' Mi convinsi presto che questo popolo era degno di ricevere la prima proclamazione del Vangelo in Italia".
Una lettera degli anziani Stenhouse e Toronto, già arrivati sul posto, conferma Lorenzo Snow nella sua impressione favorevole. Il 23 luglio egli stesso lascia Genova per recarsi, passando da Torino nella valle di Luserna. Immediatamente resta colpito dalla somiglianza di questo paessaggio di valli alpine con la Valle del Lago Salato. Ma la somiglianza che lo colpisce di più è quella della storia di questi due popoli, Valdesi e Mormoni: perseguitati, rigettati dappertutto, essi trovano rifugio nelle valli sperdute che nessuno vuole. I nostri tre missionari si installano a La Torre (Torre Pellice). Secondo l'anziano Snow, la popolazione valdese nel 1850 contava circa 21.000 persone, contro 5.000 cattolici. Le valli avevano poche risorse per una popolazione così numerosa. Molto spesso gli uomini dovevano portare la terra a spalla per creare un giardino in mezzo alle pietre. La lingua dei Valdesi restava il francese,, ma è una lingua mischiata d'arcaicismi e di provincialismi, inevitabili in un gruppo rimasto culturalmente isolato. Molti capivano l'italiano, ma pochi lo usavano. La salute dell'anziano Toronto era uscita indebolita dal lungo viaggio, ma il clima delle valli gli aveva fatto bene e all'inizio di agosto partì per visitare i suoi amici in Sicilia. Uno dei primi obiettivi che Lorenzo Snow si prefisse fu la pubblicazione in francese di un opuscolo che intitolò "La Voix de Joseph". Questo opuscolo riassumeva i momenti principali della storia della Chiesa di Gesù Cristo, dalla Prima Visione all'insediamento nello Stato di Deseret. La presentazione del Libro di Mormon occupava nell'opuscolo un posto importante e la pubblicazione si concludeva con una rapida presentazione della Fede e della Dottrina. La traduzione fu fatto in Inghilterra da un professore dell'università di Parigi. Sebbene preferisse essere "attivamente e pubblicamente impegnato nella predicazione dei grandi principi" che era venuto ad insegnare, Lorenzo Snow avvertì che era necessario, prima di tutto, sviluppare rapporti di amicizia con i Valdesi e dar così prova di pazienza. Questa pazienza doveva essere ricompensata da un avvenimento insolito.

Una guarigione miracolosa

I tre missionari allogiavano presso certi coniugi Guy. All'inizio di settembre Joseph Guy, un bambino di tre anni, il più piccolo della famiglia si ammalò gravemente. Gli amici della famiglia erano venuti a visitarlo. Quando Lorenzo Snow lo vide nel pomeriggio del 6 settembre, il corpo del bambino, diventato scheletrico, sembrava già privo di vita. L'apostolo sentì immediatamente che la morte del bambino avrebbe potuto rappresentare una trappola tesa dall'Avversario e un serio ostacolo al progresso dell'opera missionaria fra questo popolo. In effetti, il fatto che la famiglia che ospitava i missionari mormoni fosse così duramente provata avrebbe potuto essere interpretato come un segno della maledizione divina. Per questo motivo quella sera fratello Snow passò molte ore in preghiera per chiedere l'aiuto del Signore in quella difficile circostanza. Al mattino del giorno prese la decisione, con l'anziano Stenhouse, di digiunare e di ritirarsi sulle montagne per pregare:

"Mentre ci stavamo preparando, andammo a vedere il bambino. I globi degli occhi si erano rovesciati all'indietro, le sue palpebre caddero e si chiusero. Il suo volto e le sue orecchie sembravano trasparenti e mostravano una tinta pallida marmorea, segno della fine vicina. Il freddo sudore della morte copriva il suo corpo e il principio di vita era quasi esaurito. Madame Guy e altre donne piangevano, mentre Monsieur Guy abbassava il capo e mormorava: "Sta morendo, sta morendo".
I due missionari imploravano il Signore in preghiera fervente, manifestando la loro volontà di sacrificare tutto ciò che fosse necessario per salvare il bambino, verso le tre del pomeriggio, unsero il capo del bambino con l'olio sacro. Qualche ora più tardi tornarono a chiedere notizie e il padre con un sorriso rispose loro che il bambino "stava meglio, molto meglio". All'indomani il bambino era quasi completamente guarito, e dinanzi ai ringraziamenti di Madame Guy, Lorenzo Snow rispose: "Il Dio del cielo ha fatto questo per voi".

La consacrazione dell'Italia al lavoro missionario

Ora le circostanze erano favorevoli ai missionari: l'anziano Snow fece venire da Londra un altro missionario, l'anziano Jabez Woodard, che li raggiunse il 18 settembre. L'indomani, il 19 settembre 1850, esattamente undieci mesi dopo la loro partenza da Salt Lake City decisero di iniziare la predicazione pubblica. Si sapeva che erano venuti per fondare una chiesa e molti consideravano questo evento come fattibile: con quattro missionari, uno dagli Stat Uniti, uno dall'Inghilterra, uno dalla Scozia e uno dall'Italia, decisero di organizzare ufficialmente la Chiesa. Scalarono il Monte Castelluzzo, vicino alla Torre e, arrivati in cima, cantarono alcuni inni, dopodiché Lorenzo Snow offrì la seguente preghiera:

"Noi, i Tuoi servitori, Padre Santo, veniamo dinanzi a Te su queste montagne e Ti chiediamo di accordarci un'attenzione speciale e di considerare le nostre suppliche come un amico riceve le richieste di un altro amico. Perdona i nostri peccati e le nostre trasgressioni che essi siano dimenticati. Considera, o Signore, i nostri numerosi sacrifici, avendo noi lasciato le nostre spose, i nostri figli e il nostro paese per obbedire alla Tua voce e portare la salvezza a questo popolo. Noi Ti siamo riconoscenti di averci preservati dalla distruzione, dalle raffiche glaciali dell'inverno, per il potere dello Spirito Santo, fino a queste valli del Piemonte. Ci hai mostrato qui, una parte del casato d'Israele che avevi nascosto. Nel Tuo nome, noi innalziamo in qusto giorno, alla vista di questo popolo e di questa nazione, lo stendardo del Profeta e del Patriarca, Joseph e Hyrum Smith martiri: lo stendardo della pienezza del Vangelo, lo stendardo del Tuo regno stabilito, una volta ancora, tra gli uomini. O Signore, Iddio dei nostri padri, proteggi questa bandiera. Che il Tuo aiuto onnipotente ci permetta di mantenerla visibile per le nazioni che giacciono nelle tenebre. Ch'essa sventoli trionfalmente, a partire da oggi, fino al giorno in cui tutta l'Israele abbia sentito e ricevuto la pienezza del Vangelo e sia stata liberata dalla cattività. Che le loro catene si spezzino e che le scaglie delle tenebre cadano dai loro occhi. Che a partire da questo giorno una voce si propaghi tra gli abitanti di queste montagne e di queste valli, e di lì su tutta la superficie di questo paese. Possa essa andare avanti ed essere per i Tuoi eletti come la voce del Signore, perché lo Spirito Santo possa discendere su di loro, portando loro la conoscenza attraverso sogni e visioni riguardanti l'ora della loro redenzione. Quando si parlerà di noi, i Tuoi servitori, all'estero, che questo risvegli, nelle persone oneste impazienza di conoscere le Tue opere e di ricercare immediatamente la conoscenza".
Il seguito di questa preghiera si presenta con una risonanza del tutto attuale:
"Che colui che, fra questo popolo, utilizzerà la sua influenza, le sue ricchezze o la sua conoscenza per promuovere la predicazione del Tuo vangelo fra queste nazioni sia incoronato di onore in questo mondo, e nel mondo a venire di vita eterna. Che colui che utilizzerà la sua influenza o il suo potere per intralciare la predicazione del Tuo vangelo in questo paese diventi in una maniera sorprendente, agli occhi di queste nazioni, un monumento di debolezza, di follia, di vergogna e di disgrazia. Non permettere che siamo vinti dai nostri nemici nel compimento delle cose per le quali Tu ci hai mandati. Che dei messageri celesti siano preparati e inviati per aiutarci nelle nostre debolezze, a vegliare su quest'opera e condurci a un risultato glorioso. RicordaTi delle nostre famiglie: proteggi le nostre vite e il nostro cuore da ogni male, affinché una volta terminate le nostre missioni, possiamo tornare sani e salvi nel seno delle nostre famiglie. Benedici l'anziano Toronto in Sicilia, e dagli l'influenza e potere per portare la casa di suo padre e la sua gente alla salvezza. Benedici il presidente Young e i suoi consiglieri, il Consiglio dei Dodici Apostoli, e i Santi in tutto il mondo. Che le lodi, l'onore e la gloria siano al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo in sempiterno. Amen."
Così organizzarono la Chiesa in Italia, con Lorenzo Snow quale presidente e l'anziano Stenhouse come segretario. Poi cantarono l'inno "Gloria a chi vide Dio Padre", dopodiché gli anziani Stenhouse, Woodard e Snow pregarono l'uno dopo l'altro. Dopo aver cantatato un altro inno di Sion, l'anziano Snow profetizzò:
"La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni ora organizzata, crescerà, moltiplicherà e continuerà la sua esistenza in Italia fino al giorno in cui la porzione del casato d'Israele che dimora in questi paesi abbia udito e ricevuto la pienezza del Vangelo".
Da parte sua, l'anziano Stenhouse dichiarò:
"A partire da questo giorno il lavoro inizierà e niente fermerà il suo progresso. Prima che rientriamo, molti rallegreranno e renderanno testimonianza dei principi della verità".
Infine l'anziano Woodard profetizzò a sua volta:
"L'opposizione si alzerà contro questa chiesa andrà nel senso dei suoi interessi in una maniera visibile e particolare. L'opera di Dio, nel futuro, partirà da questo paese per propagarsi tra altre nazioni della terra".
Lorenzo Snow impose le mani ai suoi due compagni e prima di scendere decisero, su proposta dell'apostolo, che la montagna fosse conosciuta tra il popolo di Dio con il nome di Monte Brigham, e la roccia sulla quale si erano fermati come "la Roccia della Profezia".

Il debutto nella vita pubblica

Con questa cerimonia ufficiale, tenutasi all'aperto con solo tre persone partecipanti, doveva incominciare la predicazione pubblica dei missionari della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Lorenzo Snow parla di una visita a un "gentiluomo inglese" il cui nome ha "un effetto magico" tra i Valdesi, organizzatore di scuole e di istituti di beneficenza: altri non può che essere il Beckwith di cui abbiamo parlato nella prima parte. Grazie a una lettera di presentazione da parte di Brigham Young essi ebbero con lui numerosi colloqui. Nel corso di uno di essi, mentre l'apostolo stava per andare via, l'ufficiale disse: "Non incontrerete nessuna opposizione da parte mia, e se predicherete il Vangelo in tutte queste valli così fedelmente come avete fatto con me, non avrete nulla da temere il giorno di Giudizio". In questo debutto pubblico, furono invitati anche dal parocco della Chiesa di San Lorenzo. Questi li ascoltò con grande attenzione ponendo domande pertinenti, offrì loro un pasto gustoso, il migliore che avessero mai fatto, e insistette perché si trattenessero per la notte.

La reazione dei Valdesi

I nostri missionari decisero di assistere alle riunioni che i Valdesi avevano l'abitudine di tenere nelle case, in piccoli gruppi. A volte ottenevano il permesso di parlare dei principi del Mormonismo. Ovviamente, il clero valdese si preoccupò e furono invitati a rispondere ad alcune domande relative alla loro missione nel corso di una riunione pubblica. Erano presenti alcuni "dei più preparati ministri" e per tre ore i missionari dovettero predicare incontrando una certa opposizione. Tuttavia, almeno un uomo ricevette in quell'occasione la convinzione della veridicità del messaggio. Sebbene rispetati, i missionari non tardarono a incontrare una reale opposizione, come dimostra la storia seguente:

"Mentre eravamo presenti nel luogo di culto, domenica scorsa, uno dei loro ministri ci indicò con un'aria compassionevole, poi voltandosi all'assemblea dichiarò con voce grave: 'Non lasciate questa cara chiesa che fu consacrata di ricordi così gloriosi e per la quale i nostri padri sono morti'".
Questo non impedì a Lorenzo Snow di battezzare qualche ora più tardi una delle persone che avevano udito l'avvertimento del ministro valdese. In effetti il contesto e il passato stesso della comunità valdese rappresentava un ostacolo a conversioni numerose. La mentalità di questo popolo, temperata da tanti secoli di persecuzioni e di isolamento, la rendeva impermeabile a qualsiasi novità in materia di religione.
"L'opinione che hanno di loro stessi, associata a una profonda ignoranza, rappresenta una formidabile barriera al progresso del Vangelo".
Tuttavia l'opposizione doveva assumere una forma ancora più concreta, sotto forma di opuscoli venuti dalla Svizzera che riportavano le solite dicerie contro la Chiesa.

Il primo battesimo

Questi opuscoli non fermarono l'avanzata della verità: il 27 ottobre 1850 un uomo convertito dagli insegnamenti dei missionari durante le tre ore di riunione pubblica fu battezzato. Si può immaginare la gioia degli anziani di fronte a questo primo risultato, frutto di tanti sacrifici. Lorenzo Snow racconta:

"I miei fratelli si tenevano sulla riva del fiume, soli testimoni di questa scena affasciante. Avendo così a lungo aspettato questo momento, il suono delle parole in italiano che pronunciavano mentre amministravo l'ordinanza ci fu estrememente dolce. Avevo aperto una porta che nessuno avrebbe potuto richiudere".
Un sogno fatto dall'anziano Snow illustra benissimo i sentimenti che l'apostolo provava riguardo al progresso della predicazione del Vangelo in queste valli. Egli sognò che, mentre scendeva da una collina che arrivava fino a una vasta distesa d'acqua, incontrava alcuni amici. Mentre questi s'imbarcavano su un battello fermo sulla riva, lui saliva su un'altra imbarcazione. Videro una grande quantità di pesci belli e grossi e improvvisamente Lorenzo Snow si rese conto che qualcosa aveva abboccato alla sua lenza. Arrivato a riva, si rese poi conto che la sua preda era minuscola. "Ma tutta la mia delusione sparì quando vidi che la qualità del pesce era straordinaria". Lo stesso valeva per i risultati dei missionari mormoni: in mezzo a tanti personaggi "importanti ed intelligenti", solamente le persone umili avevano accettato il vangelo restaurato.
"Poiché i giudizi del Signore non sono quelli degli uomini, il primo abitante di queste valli che ho ordinato alla predicazione del Vangelo non era uno che pretendeva di avere grande influenza, né si vantava di grandi capacità naturali, ma ricercava il Signore tramite il digiuno e la preghiera e lo Spirito dimorava con lui con potere, mostrandogli tramite sogni notturni la gloriosa realtà di quest'opera alla quale si era associato".

I missionari si separono

Fu presa la decisione di inviare fratello Stenhouse in Svizzera per organizzare l'opera missionaria in quel paese. Lorenzo Snow aveva in progetto di andare in Inghilterra per dirigervi la traduzione del Libro di Mormon in italiano. Così fratello Woodard ricevette l'incarico di presiedere sui membri della Chiesa in Italia. E' così che il 24 novembre 1850 i tre missionari si recarono in cima al "Monte Brigham", dove Lorenzo Snow ordinò fratello Stenhouse e fratello Woodard sommi sacerdoti, affinché potessero avere le chiavi indispensabili alle loro chiamate. Qualche giorno più tardi fratello Stenhouse partiva alla volta della Svizzera. In una lettera del 2 dicembre 1850 indirizzata a Franklin D. Richards, a Liverpool, Lorenzo Snow scriveva: "Non ho ancora avuto notizie di fratello Toronto", che era partito per la Sicilia nell'agosto 1850. In dicembre l'apostolo lasciò l'Italia e arrivò a Ginevra il 6 febbraio 1851. Da Ginevra scrisse a Orson Hyde, che si trovava allora a Hanesville, Iowa, che l'opuscolo "La Voix de Joseph" circolava in Italia con sulla copertina "una suora cattolica, un'àncora, una lampada e una croce!" Questo per evitare qualsiasi opposizione che avrebbe potuto essere rivolta alla pubblicazione e alla diffusione di opere non cattoliche. Nell'agosto del 1851 fratello Snow era pronto a lasciare Londra e a tornare in Italia. In una lettera a Franklin D. Richards scriveva della sua intenzione di visitare i missionari e i membri nelle valli, prima di recarsi in India per aprirvi un'altra missione. A questo scopo mandò due fratelli inglesi per preparare il suo arrivo. Nel gennaio del 1852 fratello Snow lasciava Londra. A Torino ritrovò Joseph Toronto di ritorno dalla Sicilia e fratello Woodard. Dopo un breve soggiorno nelle valli, Lorenzo Snow partì con Jabez Woodard per Malta, per aprirvi una missione della Chiesa (26 febbraio 1852). Non poté come aveva programmato, partire per l'India, perché fu richiamato a Salt Lake City. Così si concludeva la missione in Italia di Lorenzo Snow, il quale aveva profetizzato:

"Sebbene circondato da difficoltà che appaiono più alte delle Alpi innevate, posso alzare il capo come servitore di Dio, e gioire in anticipo del trionfo finale. Il nostro cammino è spesso oscuro e difficile, ma so che, se anche dobbiamo avanzare lentamente per un certo tempo raggiungeremo infine un successo completo".

Jabez Woodard, presidente della missione italiana

Jabez Woodard aveva una pesante responsabilità. L'accorgimento che aveva consentito una larga diffusione de "La Voix de Joseph", persino a Roma, portò come contraccolpo un gran flusso di opuscoli di propaganda anti-mormone. Il 26 febbraio 1851 fratello Woodard scriveva a Lorenzo Snow per annunciargli che due giovani avevano accettato il battesimo il 24 dello stesso mese. Essi furono battezzati nel fiume Angrogne. Nei suoi tentativi di predicare fratello Woodard incontrava una forte opposizione, ma ricevette delle grandi benedizioni: il 25 febbraio egli battezzò dieci persone. Un fratello era persino stato chiamato all'ufficio di anziano. Nell'agosto del 1851 erano trentuno i valdesi convertitisi alla Chiesa. Nel maggio 1852 i missionari poterono utilizzare, come strumento di conversione, la traduzione italiana del Libro di Mormon. I membri italiani l'accolsero con grande entusiasmo. Questa traduzione avrebbe aperto nuove prospettive al proselitismo e nel dicembre dello stesso anno fratello Thomas Margetts fu mandato a unirsi a fratello Woodard. Fratello Margetts studiava seriamente l'italiano, il che gli consentì di svolgere la sua opera a Genova, su incarico di fratello Woodard. Dopo aver preparato varie persone per il battesimo, fratello Margetts ebbe la sorpresa di vedere i suoi candidati cambiare improvvisamente idea. Era l'epoca della "confessione annuale" e il clero cattolico aveva immediatamente reagito vietando a chiunque di avere rapporti con i Mormoni. Dopo tre mesi trascorsi a Genova egli si recò a Torino. Lì si rese conto di essere già "ben conosciuto". Molto probabilmente qualcuno aveva inviato informazioni sul suo conto da Genova. Si fermò in quella città per qualche giorno e poi tornò nelle valli. L'8 giugno 1853 ripartì per l'Inghilterra per ragioni di salute. L'8 febbraio 1854 Jabez Woodard lasciava le valli accompagnato da un gruppo di Santi. Questo gruppo era composto dalle famiglie di John Bertoch, Philippe Cardon e Barthelemy Pons. Dopo la sua partenza, Thomas Stenhouse, ancora in Svizzera, diventò presidente della missione svizzera e italiana.

La missione svizzera e italiana

Qualche mese più tardi un altro missionario fu mandato dall'Inghilterra. A questo missionario, Samuel Francis, fu affidata da Stenhouse la responsabilità della parte italiana della missione. Durante il suo anno di lavoro battezzò venti valdesi, ma dovette affrontare una notevole opposizione. Si accusavano i Mormoni di essere tra i responsabili di una malattia che aveva colpito le vigne e i frutteti dal 1850. Tra 1854 e il 1855 Samuel Francis e un altro missionario, George D.Keaton, furono gli unici a predicare in Italia. Nel 1856 fratello Francis tentò di lavorare a Torino. Aveva ricevuto questo consiglio da un fratello in Inghilterra che l'aveva anche incoraggiato a predicare "senza borsa, né mantello". Qualche mese più tardi, morendo di fame, dovette scrivere a un altro missionario per chiedere aiuto. Nel febbraio 1857 lasciava Torino per Ginevra in Svizzera. La politica in favore dell'emigrazione che la Chiesa propugnava all'epoca, costituiva, in alcuni casi, una tentazione per i Valdesi che, in condizioni di estrema povertà, speravano di trovare qualcosa di meglio altrove. Nel marzo del 1855 un gruppo di quindici Valdesi s'imbarcava sulla "Juventa" e nel dicembre dello stesso anno un altro gruppo di trenta Valdesi partiva sul "John M. Boyd". Il clero valdese non esitò a proporre ai suoi membri altre possibilità di emigrare, se avessero rinunciato al Mormonesimo. Nel 1857, a causa della Guerra dello Utah", Brigham Young richiamò tutti i missionari che erano all'estero.

Ultimo episodio

Se si dà credito alle cifre citate da Michael W. Homer, 170 furono le persone battezzate tra il 1850 e il 1861. Di questi 73 (cioè il 43%) emigrarono e dei rimanenti 97, 73 (cioè di nuovo il 43% del totale dei convertiti) furono scomunicati tra il 1852 ed il 1862. "Fra i principali motivi di queste scomuniche troviamo la negligenza, la ribellione, l'incredulità, la critica, la pigrizia, la codaria, la menzogna, la cattiva condotta, la paura del mondo e la truffa". Nel 1863 rimanevano in Italia solo tredici mormoni fedeli, e nel 1867 questo numero era sceso a sei. Nel 1875 Joseph Toronto tornò in Italia e ne ripartì con quattordici tra parenti e amici della sua terra di origine. Solo nella primavera del 1900 Daniel B. Hill Richards, accompagnato da Paul Cardon, fu scelto per tornare in Italia e studiare la possibilità di farvi proselitismo. A Torino presentò una richiesta per ottenere il permesso di predicare. Il capo della polizia gliela rifiutò. Da lì, si recò nelle valli valdesi. I suoi sforzi rimasero senza successo. Incontrò solamente una vecchia donna che era stata battezzata nella Chiesa, ma che in seguito se n'era allontanata. Fu la sola traccia che fratello Richards riuscì a scoprire del passaggio dei missionari della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Infine, James Bertoch e Jules Graugue, due valdesi che si erano convertiti al Mormonismo ed erano emigrati nello Utah, trascorasero parte della loro missione nella missione svizzero-tedesca e in Piemonte tra il 1891 e il 1893.

La storia di una conversione esemplare

Anche se il numero dei convertiti non fu mai notevole, molti di loro vissero esperienze spirituali fuori del comune. L'autobiografia di una donna che aveva vissuto un'esperienza del genere ci aiuta a comprendere il valore dell'opera così compiuta. Nata a San Bartolomeo, in Italia, il. 6 luglio 1834, Marie Madeleine Cardon era figlia di Marha Marie Tourn, nata a sua volta a Pra del Torno, Angrogne, in Piemonte, il 2 ottobre 1801. La famiglia era valdese da molte generazioni e si riuniva ogni sera attorno al capo famiglia che leggeva e commentava passi della Bibbia.

Un sogno si avvera

Verso l'età di 6 o 7 anni, nel 1840 o 1841, Marie Madeleine fece un sogno tutto particolare: essa si vide a letto, al primo piano della casa, ma già ragazza. Si vide poi nella prateria vicino alla vigna dei suoi genitori, seduta sull'erba a leggere un libro della Scuola Domenicale. Alzando la testa, scoprì davanti a sé tre sconosciuti. Dapprima fu spaventata, poi le venne in mente che doveva ricordarsi dei loro volti. Uno degli uomini, vedendola spaventata, le disse: "Non temere, perché noi siamo dei servitori di Dio e siamo venuti da lontano per predicare al mondo il vangelo eterno che è stato ristabilito sulla terra in questi ultimi giorni per la redenzione dell'umanità" Questi messageri rassicurarono la giovane Marie Madeleine che essa sarebbe stata lo strumento tramite il quale i suoi parenti e la sua famiglia si sarebbero uniti a questo grande raduno, e che sarebbe venuto il grande giorno per cui, lasciando i loro focolari avrebbero attraversato il grande oceano per andare a Sion. Gli stranieri promisero che sarebbero ritornati presto, quindi, estraendo dalla tasca dei piccoli libri, li dettero alla giovane dicendo: "Leggili e imparali". Poi, improvvisamente sparirono. Molto impressionata da questa esperienza, l'indomani la bambina raccontò il sogno ai suoi genitori. Fu solo dieci anni dopo, nel 1851, che suo padre sentì parlare di tre uomini che predicavano dottrine simili a quelle che Marie Madeleine aveva udito in sogno, e decise di andare a incontrarli. Vestito nell'abito domenicale, li trovò al Palazzo della Torre e dopo aver sentito la loro predica, li invitò a casa sua. Strada facendo, egli raccontò l'esperienza di sua figlia. Non appena arrivati a casa, i missionari chiesero di vederla. Stranamente, ella si trovava in un campo vicino a casa e stava leggendo un libro della Scuola Domenicale quando gli furono presentati. Si trattava di Lorenzo Snow, Thomas Stenhouse e Joseph Toronto. A questo punto,usando le stesse parole del suo sogno, i fratelli le porsero degli opuscoli. I suoi genitori e i suoi fratelli si unirono alla Chiesa: suo padre fu il primo uomo di essere battezzato in quella regione. Marie Madeleine riuscì con il suo zelo a convertire anche una delle sue sorelle, ma la famiglia incontrò una notevole opposizione da parte dei ministri valdesi.

L'opera missionaria e l'opposizione da essa suscitata

Venne dunque il momento in cui Lorenzo Snow e Thomas Stenhouse lasciarono l'Italia e Jabez Woodard (qualche volta scritto Woodward) rimase per dirigere la missione italiana; è di questa epoca poco conosciuta che ci parla Marie Madeleine Cardon. I valdesi che vivevano sulla montagna sembravano più sensibili alle verità del Vangelo che non gli abitanti delle valli. Tuttavia questi non parlavano né inglese, né francese, né italiano, ma utilizzavano un dialetto completamente diverso. Marie Madeleine, parlava francese e italiano, ma era in grado di comprendere e di parlare anche il dialetto dei montanari e fu scelta per accompagnare i missionari nei loro viaggi e fare da interprete. Durante la settimana le riunioni si tenevano in diversi luoghi sulle montagne per insegnare a coloro che erano interessati. Il sabato tutti si affrettavano a terminare le loro fatiche e, dopo qualche ora di sonno, si alzavano molto presto e percorrevano molti chilometri per assistere al pomeriggio della domenica, alle riunioni che si tenevano in casa della famiglia Cardon. La maggior parte di loro erano spinti da sinceri intenti, ma alcuni venivano per curiosità o per trovare qualcosa da criticare. Tuttavia la famiglia Cardon accoglieva tutti con amicizia preparando persino da mangiare per tutti. Durante uno di questi pomeriggi una folla guidata da alcuni ministri valdesi circondò la casa dei Cardon dove si svolgeva la riunione, chiesero di vedere la giovane che aiutava i missionari. Marie Madeleine, che era occupata a tradurre gli insegnamenti dei fratelli, uscì con la Bibbia in mano. Si avvicinò ai ministri che l'accusavano di ingannare il popolo utilizzando una Bibbia falsificata. La giovane, calma, in mezzo al furore e all'eccitazione che animava il gruppo, tese la Bibbia al ministro, lo stesso che l'aveva confermata nella Chiesa Valdese. Accusata di aver tradito la sua fede, replicò che era rimasta fedele alla verità, credendo sempre nella stessa Bibbia ma compredendola ora diversamente-

"Gli dissi che pensavo fosse dovere di tutti i figli di Dio d'imparare e di camminare nel vero sentiero della salvezza".
La folla si scatenò e chiamò i missionari, pronta a molestarli:
"Io alzai il mio braccio destro, tenedo la mia Bibbia, e ordinai loro di andar via dicendo che i missionari erano sotto la mia protezione e che non potevano toccare un capello della loro testa. Tutti furono esterefatti. Il combattimento era terminato. I due grandi poteri opposti si erano scontrati. Lo spirito di Satana aveva colpito per primo e aveva avuto il vantaggio. Ora lo spirito di Dio assumeva tutto il controllo e sconfiggeva l'avversario demoniaco. Dio era con me. Egli aveva messo queste parole nella mia bocca, se no io non avrei potuto pronunciarle".
La folla si disperse all'ordine dei suoi ministri.

L'emigrazione

Il piccolo gruppo di Santi consisteva di quarantasette membri. Tuttavia, la famiglia Cardon decise che fosse meglio emigrare nello Utah. Malgrado i forti legami con i Valdesi e con la loro terra, "lo spirito del raduno" li spinse a vendere tutto per partire. Fu difficile vendere la casa. Certi oppositori minaciavano di bruciarla. Ma riuscirono a raccogliere abbastanza denaro per pagare il viaggio della famiglia. Fratello Cardon si offrì persino di aiutare un'altra famiglia di cinque persone. Dopo una benedizione speciale ricevuta dai fratelli Woodard e Keaton, che prometteva loro protezione durante il lungo viaggio, si preparono alla partenza. In quel giorno tutti i Valdesi dei dintorni si presentarono per salutarli. Le famiglie lasciarono le valli l'8 febbraio 1854. La famiglia Cardon consisteva di sette persone e l'altra famiglia che essi aveva aiutata di cinque. Fratello Woodard li accompagnava. Bisogna immaginarsi il coraggio necessario per lanciarsi in una simile avventura! Al loro arrivo in Inghilterra si sentirono totalmente perduti: dopo due settimane a Londra e diciasette a Liverpool, s'imbarcarono sulla "John M. Wood", dove trovarono altri 485 Santi anch'essi in partenza verso una nuova vita.

I Valdesi nell'Utah

Le ricerche negli archivi valdesi a Torre Pellice ci hanno permesso di trovare due articoli in francese pubblicati nel giornale "L'Echo des Vallées". Essi sono firmati da David Bosio, ministro valdese, e furono redatti nel settembre 1913. Sotto il titolo "I Valdesi nello Utah", il primo articolo pretende di presentare la storia e la dottrina della Chiesa. Abbastanza giusto sul piano storico, l'articolo diventa molto tendenzioso dal punto di vista dottrinale, come è facile immaginare.

"Sebbene i fondatori di questa religione abbiano ammesso la divinità di Gesù Cristo e l'ispirazione della Bibbia, pochi Mormoni ammettono questi due dottrine. Essi hanno dell'aldilà un'idea molto materiale, al punto che essi a volte lasciano sul tavolo durante la notte del cibo e credono che i loro morti vengano a servirsene. Il loro paradiso è un luogo di gioie materiali, che assomiglia più al paradiso di Maometto che a quello di Cristo".
Dopo il solito accenno alla poligamia, il pastore conclude:
"Il sistema mormone, insomma, è un sistema religioso dei più corrotti e non si capisce come abbia potuto estendersi fino a comprendere quasi un milione di credenti".
Il secondo articolo, scritto sessant'anni dopo l'emigrazione della maggior parte dei Valdesi convertiti nello Utah, ha il merito di informarci sull'importanza della colonia nel 1913. In occasione della sua visita, il ministro David Bosio organizzò due funzioni valdesi nello Utah, che furono le prime in questo stato e probabilmente anche le ultime. Le due colonie di convertiti valdesi nello Utah erano a Provo e a Ogden. I membri erano generalmente agricoltori, coltivavano il granoturco e la vigna, ma soprattutto frutta: come fragole, lamponi, pesche e mele. Anche se cerca di suggerire che molti furono delusi dopo il loro arrivo nello Utah, il pastore ammette che "i loro figli occupano ora buone posizioni qui". Nel 1913 Provo contava una dozzina di famiglie valdesi. Il veterano della colonia era un certo Pierre Rivoire des Blancs di 87 anni. Altri nomi tipici sono quelli delle famiglie Jourdan, Malan, Chauvie, Long, Richard, Soulion, Robert, Reynard, Bertin. Per quanto riguarda la colonia di Ogden, essa era formata da quindici famiglie. Il patriarca era Joseph Combe, uno dei primi arrivati. Egli mandava avanti con i suoi figli una grande fattoria e possedeva più di cento mucche. Le altre famiglie citate sono le famiglie Clapier, Arondet, Bouchard, Martinat, Bert, tutti sembra di Saint Germain. Bisogna infine citare le famiglie Beux, Gardiol, Prochet e Pons. Si tratta, ovviamente, solo delle famiglie emigrate, perché se si aggiungono le famiglie dei figli il numero è molto più considerevole. Altre famiglie sono disperse nello Utah, ma il nostro ministro non ha alcun contatto con loro.
"I vecchi conoscono il problema dell'adattamento, soprattutto perché non hanno mai veramente imparato l'inglese. Per i giovani l'intergrazione sembra essere avvenuta abbastanza facilmente, malgrado i cosiddetti problemi citati; il materialismo è soprattutto quello che i figli dei nostri Valdesi incontrano nei loro rapporti con i loro vicini e compagni, ed è quello che c'è più da temere per loro. Che Dio voglia proteggerli e tenerli nel Suo amore".
E conclude:
"Tuttavia, c'è speranza per il futuro. Il Mormonismo è in diminuzione".

Conclusione

La politica di emigrazione della Chiesa rispondeva, all'epoca a delle necessità assolute: rafforzare il popolo della Chiesa nello Utah, e nelle vicine colonie e risolvere gli enormi problemi a cui questi convertiti potevano andare incontro per vivere la loro fede nel proprio paese. Un "fondo perpetuo di emigrazione" era stato istituto allo scopo di aiutare i Santi che avevano problemi finanziari. I Santi inglesi avevano creato una vera e propria agenzia per noleggiare le navi. Durante il periodo che va dal 1852 a 1855, un totale di 6753 emigrati partirono alla volta di Sion. Nonostante lo scetticismo del pastore Bosio, i nostri emigrati italiani erano animati da una fede e una speranza che non furono deluse. Essi rispondevano all'appello del profeta Brigham Young, che dichiarava il 23 dicembre 1847 in un'epistola generale:

"Venite dunque, Santi degli Ultimi Giorni e voi tutti grandi e piccoli, saggi ed insensati, ricchi e poveri, nobili e popolani, esaltati e perseguitati, governatori e governati della terra che amate la virtù e odiate i vizi, e aiutateci a compiere quest'opera centuplicata ed il vostro riposo sarà glorioso. Il nostro motto universale è 'Pace con Dio, e buona volontà verso tutti gli uomini'".




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